Funzionamento muscolare ed effetti dell’elettrosmog
Il muscolo è attivato da uno stimolo elettrico proveniente dal nervo.
Fra il muscolo è il nervo è interposta la placca neuromuscolare.
La placca neuromuscolare consente la trasmissione dell’impulso nervoso tra una terminazione del nervo motore ed il muscolo: in risposta a questo stimolo avviene la contrazione muscolare.
Le terminazioni finali della fibra nervosa costituiscono il cosiddetto terminale presinaptico.
La terminazione nervosa rilascia a livello della placca neuromuscolare, dal terminale presinaptico, il neuromediatore acetilcolina che, spostandosi attraverso lo spazio intersinaptico costituito dalla placca neuromuscolare, raggiunge il recettore postsinaptico del muscolo, causandone l’attivazione elettrica con la conseguente contrattura muscolare.
La contrattura muscolare consiste in effetti in un accorciamento pressoché istantaneo
delle fibre costituenti il corpo muscolare.
Quanto descritto è l’avvenimento fisiologicamente normale, in assenza di fenomeni elettrici o magnetici esterni ambientali.
Tuttavia bisogna considerare nell’ambiente attuale la presenza ubiquitaria di campi elettromagnetici
L’elettrosmog è l’inquinamento ambientale da campi e radiazioni elettromagnetiche artificiali.
L’elettrosmog crea un campo elettrico ambientale (misurabile e variabile da 5 a 150 Volt/metro e oltre), capace di creare una parziale attivazione della placca neuromuscolare.
Ciò determina un aumento del tono muscolare, vale a dire una parziale contrattura persistente: il muscolo rimane stabilmente contratto e quindi più corto.
La conseguenza è duplice: da un lato tende a formarsi un aumento di cristalli di calcio nel ventre muscolare (“lignificazione”, il muscolo s’indurisce: lo ione calcio è utilizzato come cofattore per la contrattura muscolare e si deposita nel muscolo), dall’altro diminuisce l’efficienza del muscolo, sia per il deposito fra le fibre del calcio, che ne riduce l’elasticità, sia a causa dell’accorciamento del muscolo e conseguente riduzione della forza massima esercitabile.
La “lignificazione” del muscolo riduce l’elasticità e favorisce traumi nell’esercizio atletico.
L’atleta perde forza ed efficienza muscolare.
Prevenzione nello sport e potenziali vantaggi
L’applicazione del biosintonizzatore Biosynt consente di evitare entrambi questi fenomeni negativi, mantenendo l’efficienza muscolare, evitando la lignificazione, in quanto consente al corpo di mantenere la propria organizzazione elettromagnetica interna, resistendo ai campi elettromagnetici caotici esterni dell’elettrosmog.
Come in altri casi, sono stati condotti studi preliminari, quali indicatori per orientare la ricerca e lo sviluppo di soluzioni pratiche affidabili.
TEST ERGOMETRICO
Cicloergometro, strumento utilizzato per produrre lo sforzo.
Ossimetro, misuratore della percentuale di ossigeno nel sangue.
Dispositivo BioSynt, mod.Echo in bracciale versione Hertz
Martino Piazzi atleta della Nazionale di football americano.
Mirella Dr.sa De Ruvo. Chirurgo Spec. Medicina dello sport
IL TEST
Dopo aver valutato l’integrità fisica dell’atleta lo stesso è stato preparato per il test da sforzo. Gli sono stati applicati gli elettrodi sul torace e con questi collegati ha eseguito un esercizio di sforzo massimale sul cicloergometro. Il medico ha impostato un protocollo di esercizio adatto alle caratteristiche fisiche dell’atleta.
L’esercizio è stato programmato con una durata illimitata, ossia fino al punto di “rottura della prestazione atletica”, con un incremento di intensità di 30 Watt ogni due minuti.
Il test del Cicloergometro serve per valutare l’impegno cardiocircolatorio, l’obiettivo è raggiungere un impegno cardiaco vicino a quello massimo teorico.
Per completezza del test è stato inoltre valutata la decadenza di percentuale di ossigeno nel sangue a seguito di sforzo massimale.
Il test è stato effettuato in due sessioni distinte, ma in medesime condizioni di preparazione dell’atleta, nella prima sessione il testato NON indossava il dispositivo medico Biosynt, nella seconda indossava il Dispositivo Biosynt modello bracciale versione Hertz .
L’atleta, impegnato nelle due sessioni, nelle sere antecedenti ai test non ha effettuato allenamenti sul campo, ha consumato cene identiche ed ha nelle mattinate dei test ha consumato colazioni identiche ed effettuate due ore prima dello sforzo massimale.
STRUMENTI UTILIZZATI PER IL TEST
Il test Ergometrico è stato effettuato presso il centro medico della Dottoressa De Ruvo, medico chirurgo specializzata in Medicina dello sport, situato in Paruzzaro (NO)
Per l’esecuzione del test sono stati utilizzati, un cicloergometro, uno strumento utilizzato in fisiologia costituito da un telaio, fissato al suolo , munito di pedali, permette di regolare con esattezza la potenza (espressa in watt) collegato ad un elettrocardiografo per il monitoraggio del cuore.
Un ossimetro, uno strumento digitale che serve a misurare la percentuale di ossigeno nel sangue arterioso, nel caso specifico del test, per misurare la decadenza di percentuale di ossigeno dopo uno sforzo massimale.
Il Dispositivo medico Biosynt, dispositivo di prevenzione personale da problematiche o alterazioni da elettrosmog.
Un elettrocardiografo, apparecchio per ottenere una rappresentazione grafica delle correnti elettriche variabili che si diffondono nel corpo umano per effetto delle contrazioni del muscolo cardiaco.
CONCLUSIONI DEI TEST
Entrambi i test hanno presentato un regolare incremento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa in assenza di alterazioni ECG.
Nel primo test l’atleta ha raggiunto il massimale di sforzo a 280 W sostenendolo per pochi secondi, con frequenza cardiaca al picco di 178 battiti ed una pressione arteriosa di 110/70 al picco e di 140/60 a fine prova.
L’atleta ad inizio test presentava una percentuale di ossigeno del sangue al 99% con decadenza al 95% a fine prova.
Nel secondo test l’atleta ha raggiunto il massimale di sforzo a 280 w sostenendolo per quasi un minuto e trenta secondi, con frequenza cardiaca al picco di 178 battiti ed una pressione arteriosa di 120/70 al picco e 120/70 a fine prova.
La misurazione dell’ossimetro ha rilevato una percentuale di ossigeno del sangue del 99% ad inizio test con decadenza al 98% a fine prova.
Gli elettrocardiogrammi rilevati dal elettrocardiografo nelle due sessioni non manifestano differenze rilevanti.